Il Centro di Studi sul Digital Storytelling nasce dalla constatazione della complessità del fenomeno internazionale dello Storytelling che ne rende necessaria un’analisi scientifica.
Dal 2007-2008 in Italia (da metà degli anni Novanta negli USA) si parla di storytelling in moltissimi ambiti disciplinari e professionali: dalla comunicazione d’impresa alla pubblicità, dal marketing alla comunicazione politica, dalle scienze cognitive alle discipline dell’educazione, dalla psicologia al management, dai media tradizionali ai nuovi media, e persino in economia, nel diritto e nella diplomazia internazionale.
Nel tempo, questa enorme diffusione ha fatto sì che l’uso del termine storytelling, assieme ai calchi italiani narrazione e narrazioni, si sia trasformato in un vero e proprio abuso, per cui tutto è diventato storytelling o narrazione, anche se non ha nulla a che fare con il racconto di storie.
Il risultato di tale abuso è duplice: o si tende a banalizzare il concetto (se tutto è narrazione, il concetto perde rilievo fino a svuotarsi) o lo si appiattisce su una valorizzazione negativa, secondo la quale raccontare storie equivarrebbe a raccontare bugie. In entrambi i casi si fa un grave torto all’importanza delle storie e della capacità di raccontarle per la vita di ogni essere umano: Lo storytelling è un modo fondamentale e imprescindibile per organizzare l’esperienza e comprendere il mondo, costitutivo della nostra mente fin dalle prime fasi dello sviluppo cognitivo.
Il Centro si pone come principali obiettivi quelli di:
- monitorare la produzione audiovisiva che circola sul web in Italia;
- distinguere in modo scientificamente rigoroso storie e non storie, ovvero ciò che il marketing, i media, la moda spacciano per storytelling (senza che davvero lo sia) da ciò che a buon diritto può essere definito tale;
- individuare con gli strumenti dell’analisi semiotica, linguistica e narratologica le ragioni per cui una storia diventa virale in rete e un’altra no, una storia si dimostra efficace e persuasiva e un’altra no, una storia si ricorda con facilità anche a distanza di tempo e un’altra no, e così via.