La tecnologia digitale sta fornendo un grande supporto sia in ambito scolastico che extrascolastico a tutti gli studenti, ma in particolar modo ai ragazzi con Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA), grazie all’utilizzo di programmi specifici come Geco. L’importanza di avere in ambito educativo modelli che vedono nella tecnologia un nuovo modo per comunicare, apprendere all’interno del contesto classe diventa un obiettivo fondamentale, nel prossimo futuro, a cui dovrebbero ambire tutte le scuole di qualsiasi ordine e grado nel nostro paese.

Elisa Frattini

Una delle convinzioni errate è che uno scarso rendimento a livello scolastico sia sempre legato a un deficit a livello intellettivo, ci sono invece un’ampia categoria di bambini/ragazzi intelligenti che improvvisamente riscontrano rispetto ai loro coetanei una barriera: ciò che per gli altri è semplice per loro è complicato.

Sulla base della letteratura e prendendo in considerazione gli studi che mettono in relazione la WISC-IV con i Disturbi Specifici dell’Apprendimento con il presente contributo di Tesi ci si è proposti di osservare i profili cognitivi delineati dalla scala WISC-IV in un campione di riferimento estratto dai pazienti del centro S.O.S Dislessia di Casalecchio di Reno (BO).

Nello specifico, ci siamo soffermati sull’osservazione dei valori degli indici specifici IRP, IML e IVE (la cui discrepanza può fornirci informazioni sui processi cognitivi di base dei DSA) in un campione clinico con diagnosi ben definite; distinguendone nei casi di diagnosi di DSA i sottotipi in base alle difficoltà scolastiche individuate nel processo diagnostico. Si è cercato di capire, attraverso l’osservazione dell’andamento di questi indici, se fosse possibile individuare dei profili che possono essere tipici per i soggetti con DSA formulando delle ipotesi su eventuali profili prevalenti nel campione selezionato, in particolare guardando al rapporto tra le funzioni logiche non verbali, la memoria di lavoro e la velocità di elaborazione.

Dott.ssa Lidia Giordanella

La Comprensione del Testo nei soggetti Bilingue sembra essere meno efficiente rispetto ai coetanei Monolingue, con conseguenze che portano all’abbandono scolastico precoce. La letteratura offre un importante contributo riguardo alla Comprensione del Testo dei Monolingue, che sarebbe influenzata dalle Funzioni Esecutive e dalla Memoria di Lavoro dei soggetti. Per quanto riguarda i Bilingue, la letteratura guarda più a una componente linguistica come fattore sottostante alla Comprensione del Testo. Con la presente meta-analisi ci si è posti come obiettivo, quello di individuare quali funzioni siano maggiormente responsabili delle prestazioni in Comprensione del Testo dei soggetti Bilingue. A questo scopo sono stati selezionati 13 articoli che hanno confrontato le prestazioni in Comprensione del Testo di soggetti Monolingue e Bilingue, codificando oltre alla variabile di Comprensione del Testo, due variabili di lettura e una di vocabolario. Sono stati calcolati gli effect size di ciascuna variabile per misurare la differenza tra Monolingue e Bilingue. I risultati della nostra meta-analisi mettono in evidenza che le abilità di lettura (sia lessicale, sia fonologica) non sembrano influenzare le prestazioni in Comprensione del Testo dei soggetti Bilingue. Successivamente è stata condotta una meta-regressione per verificare la presenza di un’influenza del vocabolario sui compiti di Comprensione del Testo. I nostri risultati mostrano che l’ampiezza del Vocabolario in L2 dei soggetti Bilingue, influenza le loro prestazioni in Comprensione del Testo.

Marta Franca Masia

Giuseppe Giorgio Francesco Zanzurino

Il progetto di tesi si poneva l’obiettivo di individuare i bambini potenzialmente a rischio di disturbo d’apprendimento, specificamente a rischio di una futura diagnosi di dislessia e di realizzare attività di potenziamento delle abilità pre-alfabetiche e grafo-motorie, fondamentali per l’apprendimento della letto-scrittura. Questo in un’ottica di prevenzione e promozione del benessere dei bambini dell’ultimo anno della scuola dell’infanzia, prossimi alla scuola primaria.

Eruca Lanzoni

Enrico Savelli

In questa tesi, viene illustrata una ricerca che ha coinvolto 40 ragazzi di scuola secondaria di secondo grado a cui è stata fatta una diagnosi di DSA. I dati dei test somministrati sono stati messi in relazione tra loro e analizzati con le moderne tecniche di machine learning. Abbiamo individuato una correlazione diretta tra l’Indice di Ragionamento Percettivo IRP e il Trog-2.
Relativamente alla lettura, nei soggetti dislessici del nostro campione è presente un deficit più evidente (e duraturo) nella rapidità di lettura, se confrontato con la correttezza.
Relativamente alle prove di scrittura, svolte in condizione normale e in condizione di soppressione articolatoria, emerge che le prestazioni di scrittura peggiorano notevolmente se svolte in condizione di soppressione articolatoria, sia per l’aspetto correttezza (dettato di parole) sia per l’aspetto velocità (scrittura di numeri in lettere).

Marianna Vallone

Maristella Scorza

Vi è un’estrema eterogeneità e neurodiversità nei bambini con dislessia, dettata dal contesto sociale, dal supporto e dalle richieste che vengono fatte al bambino e allo stesso tempo dalle sue personali caratteristiche e la sua percezione delle difficoltà e dei punti di forza. Non va dimenticato il carattere “evolutivo” del disturbo, infatti i DSA tendono a migliorare spontaneamente nel tempo, per cui il momento più grave del disturbo coincide con le maggiori richieste sul piano della letto-scrittura, il periodo scolastico; nello specifico, nella lettura, si è vista la tendenza a migliorare di più nei dislessici medio-lievi, ma il disturbo sembra non compensarsi mai pienamente. Oltre al grado di gravità, il disturbo specifico dell’apprendimento cambia forma nel tempo, si pensi agli innumerevoli casi di disturbo dell’apprendimento con un disturbo del linguaggio pregresso. L’elaborato approfondisce il disturbo specifico di lettura con una particolare attenzione alla comprensione del testo, che non va considerata come un aspetto scollegato rispetto agli apprendimenti, ma un aspetto fondamentale nella costruzione della vita scolastica del bambino.

Jessica Niro

Daniela Gallo

Il presente elaborato è dedicato all’approfondimento degli aspetti psicologici spesso sottovalutati e presi poco in considerazione all’interno di un quadro già complesso di per sé che è che caratteristico dei soggetti con Disturbi Specifici dell’Apprendimento.
Per comprenderne al meglio la complessità è importante ricorrere ad un approccio integrato che mette in correlazione tutti gli aspetti del disturbo, non trascurando quindi gli aspetti emotivi, psicologici, neuropsicologici e relazionali che lo caratterizzano.
Una visuale più ampia concede soprattutto ai clinici di avviare percorsi di valutazione, diagnostici e di intervento maggiormente profondi con lo scopo ultimo di assicurare il benessere psicologico dell’individuo.

Rosaria Bandelli

Nelle scuole italiane è sempre più frequente incontrare bambini e bambine esposti a due o più lingue. Si ipotizza che almeno un individuo su due si trovi oggi a crescere in un ambiente linguisticamente non monolingue.
Il seguente lavoro ha l’obiettivo di raccogliere gli studi più recenti sul tema del bilinguismo, affinché possano essere una guida per il lavoro clinico e per nuove progettualità all’interno del sistema scolastico.

Beatrice Bassi

Giacomo Stella

Nell’ambito dei disturbi di apprendimento, l’interesse verso le abilità strumentali e le difficoltà ad esse correlate, si è concentrato principalmente su letto-scrittura e calcolo, lasciando aperti alcuni interrogativi riguardo altre abilità coinvolte nei processi di apprendimento, tra le quali la comprensione del testo.
Si è quindi cercato di approfondire la ricerca nell’ambito, considerando che quando si parla di “comprensione del testo” non ci si riferisce ad un’abilità singola, bensì ad una serie di abilità, con altrettante funzioni cognitive sottese, le quali, lavorando in sinergia, permettono di avere una lettura efficace ed un altrettanto efficace estrapolazione delle informazioni importanti da quanto si è letto.

Martina Grossi

In questa ricerca saranno inizialmente mostrati alcuni cenni storici per delineare il percorso che ha portato alla scoperta del Disturbo dell’apprendimento Non Verbale (DNV) e agli sviluppi fino al giorno d’oggi. Successivamente, saranno brevemente delineate le comuni ipotesi eziologiche del disturbo, per indicare ciò che le ricerche ad oggi hanno indicato come cause maggiormente frequenti e accreditate della manifestazione del DNV. Proseguendo, ampio spazio sarà dedicato alla spiegazione dei criteri elencati nelle linee guida per formulare la diagnosi, con una panoramica degli strumenti in larga misura utilizzati e consigliati per la valutazione dei bambini e ragazzi con sospetto DNV, indicando i risultati attesi per il profilo del disturbo in questione.

Cristina Irto

Il DSA è caratterizzato da una estrema eterogeneità nei quadri clinici, sia rispetto alle diverse dimensioni della disabilità, sia rispetto alla sua evoluzione a distanza (Ruggerini et al., 2004).
La presenza di un disturbo di apprendimento può essere una circostanza che si accompagna a grandi sofferenze emotive nell’infanzia e, in tal senso, può concorrere a determinare una deviazione patologica dello sviluppo e, considerato l’alto grado di comorbilità rilevato tra DSA e psicopatologia, sia che lo si legga come co-occorrenza, sia che lo si legga come conseguenza, è doveroso che il clinico che si occupa di stabilire diagnosi e progetto terapeutico di un paziente con DSA si interroghi sull’opportunità o meno di affiancare alla riabilitazione neuropsicologica/logopedica del paziente una psicoterapia (Luci e Ruggerini, 2010).
Nel presente lavoro si prenderà quindi in esame il rapporto tra i disturbi Specifici di Apprendimento e Psicopatologia nell’età evolutiva, partendo dalla comorbilità tra i due.

Carolina Lenzi

Nella presente ricerca sono stati presi in esame due casi clinici con l’obiettivo di seguire l’evoluzione del DSA nel tempo, dal momento della diagnosi alla prima età adulta, con particolare attenzione al profilo cognitivo e agli aspetti psicologici mediati dalla metacognizione. Ciò che emerge dall’analisi clinica conferma una permanenza delle difficoltà specifiche e dei deficit neuropsicologici, specie per ciò che riguarda il funzionamento della working memory, della velocità di elaborazione delle informazioni, del controllo inibitorio e delle funzioni attentive ed esecutive. In termini metacognitivi, tali caratteristiche si associano frequentemente ad una buona consapevolezza delle difficoltà associata al disturbo specifico di apprendimento, non solo in ambito scolastico ma anche nella vita quotidiana.

Erica Paglia

Maristella Scorza

Valutazione e Trattamento Neuropsicologico dei DSA
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